Ha scritto il primo libro a dieci anni (cioè nel 1947, quasi ieri). Ha poi prodotto migliaia di articoli in italiano e in vernacolo satirico livornese (raccolti anno per anno in agili volumetti, dal 1965 ad oggi) e un mare di rubriche umoristico-satiriche ed eziandio storico-linguistiche per il periodico “Livornocronaca il Vernacoliere”, da lui fondato nel 1961, e del quale è sempre stato anche editore e direttore, oltre che proprietario, e per una trentina d’anni ha fatto anche il correttore di bozze, il caporedattore, l’impaginatore, il grafico e l’amministratore. E quando si metteva la granata nel sedere riusciva anche a spazzare.
Oggi però gli frizza il culo e fa spazzare parecchio anche il fratello Umberto e il figlio di lui Valter, ai quali ha delegato un bel po’ di faticaccia tecnica imbarcandoli sulla “Mario Cardinali Editore srl”, di cui Valter è divenuto insostituibile colonna.
Laureato in Scienze Politiche nel ’62, giornalista pubblicista dal ’66, ha avuto esperienze giovanili di teatro (serie) e sempre giovincello ha fatto seriamente, da studente-lavoratore, il produttore di pubblicità. E qualche volta ha anche fornicato, sempre in modo serio, piacendogli assai la topa che è divenuta infatti una categoria kantiana del suo pensar satirico sul Vernacoliere, ma qui con poca serietà.
Oltre che con i suoi editoriali feroci e con le sue celebri invenzioni giornalistico-satiriche, contribuisce a rendere famoso il Vernacoliere anche con i titoli folgoranti delle locandine, frutto perlopiù notturno del suo cervellaccio, divenute anch’esse celebri per pubblica irriverenza di linguaggio e di contenti, pagine a loro modo d’una storia d’Italia satiricamente nuova. E raccolte anche in sette volumi (“Ambrogio ha trombato la contessa” del 1995 e “Politicanti, politiconi ed altrettante rotture di coglioni” del 1996, editrice Ponte alle Grazie; e poi “L’Italia del Vernacoliere: è tutta un’altra storia”, Piemme 2005; “I Comandamenti del Vernacoliere: trombare meno, trombare tutti”, Piemme 2006; “Quando a Rambo ni ciondolava l’uccello”, Mario Cardinali Editore 2009,“Berlusconi cià rotto i coglioni”, Mario Cardinali Editore 2010, “Era meglio un Papa pisano”, Mario Cardinali Editore 2012) insieme ai suoi pezzi satirico-vernacolari di riferimento. Ed ogni volume traccia una storia d’Italia assolutamente originale.
Ed ogni anno Cardinali pubblica una raccolta dei suoi migliori articoli satirici, preziosa collana finora giunta al cinquantatreesimo volumetto, dal Vernacoliere1965 al Vernacoliere 2017.
Ovviamente Mario è finito talvolta in Tribunale, sempre però sortendoci a testa alta e urlando viva la topa. E viva la topa ha urlato anche quando gli hanno affibbiato il Premio di Satira Politica di Forte dei Marmi nel 1995.
Ha scritto, su invito, per vari quotidiani e periodici, ha prefato libri di autori diversi, altri è stato chiamato a presentarli ed ha anche tenuto rubriche radiofoniche per varie reti nazionali.
A Mario Cardinali, “considerato il suo ruolo di fondatore, ispiratore e, da 33 anni, direttore del Vernacoliere, rivista satirica patrimonio della livornesità, atteso il valore della satira quale strumento inscindibilmente connesso ai principi della libertà e della democrazia”, il Sindaco di Livorno Filippo Nogarin ha assegnato nel marzo 2015 l’onorificenza “La Canaviglia”, così motivata: “A Mario Cardinali, livornese che ha dimostrato nella propria professione costanza, impegno e capacità tali da rappresentare e divenire determinante e prestigioso punto di riferimento per tutti coloro che operano nel settore ma anche soggetto attivo di libertà e democrazia, in ciò dando così lustro e impulso alla Città di Livorno”.
Ha fatto seguito nel luglio 2016 il Gonfalone d’Argento, massima onorificenza del Consiglio Regionale della Toscana, con la motivazione: “Mario Cardinali è uno dei simboli della satira e della libertà d’espressione italiana. I suoi scritti e le sue locandine fanno ormai parte della nostra vita quotidiana”.
Non ha mai avuto tessere di partito né credenziali di alcun tipo, non ama e non frequenta i Palazzi, non crede negli dei, si definisce uomo di sinistra (non quella dei partiti), giudica il rispetto di se stesso il suo bene fondamentale, ha uno scilinguagnolo micidiale, gli hanno fatto paginate d’interviste su un sacco di quotidiani e di periodici nazionali e lo invitano spesso in dibattiti televisivi e radiofonici, a serate conviviali, in feste popolari e anche a chiacchierate nelle Università (a partire dal 1990 e fino al maggio 2013 è stato ospite quattro volte dell’ateneo di Pisa, cinque volte di quello di Firenze, tre volte di quello di Siena, una volta di quello di Venezia, una volta della Scuola Superiore S. Anna a Pisa e una volta dell’Università Luiss di Roma) non solo per parlare del Vernacoliere ma anche su lingua e satira in generale.
Si è pure esibito i vari spettacoli teatrali, l’ultimo dei quali è stato un’affollata serata tutta sua nello storico Teatro Goldoni di Livorno nel gennaio 2017, sul tema “Noi livornesi, una razzaccia a modo nostro”. Un’abbuffata di storia e di satira in due ore filate di divertimento e di riflessioni anche serie.