Federico Maria (Boria) Sardelli può essere annoverato tra le persone più odiose e supponenti che vi siano in giro.
Si dedica a questo e a quell’altro con eguale alterigia, credendo di primeggiare in ogni disciplina escluso il rally.
Il suo curriculum è multiforme e variegato come un Pirottino all’Amarena: dopo gli inutili studî di filosofia, è diventato direttore dell’orchestra barocca Modo Antiquo da lui fondata, flautista di strumenti storici, compositore, pittore, incisore, vignettista, direttore del Dipartimento di musica antica dell’Accademia Musicale di Firenze ove tiene cattedra di flauto traversiere e flauto dolce, musicologo e ricercatore, autore di libri ora serî (“La Musica per Flauto di Antonio Vivaldi”, ed. Olschki, “Quaderni vivaldiani” XI, Fondazione G. Cini), ora umoristici (“Il libro Cuore, forse”, “Trippa”, “Proesie”, “I miracoli di Padrepio”, “Le più belle cartoline del mondo”, “Paperi in fiamme” e “Saggi di Metafisica neorazionalista”, tutti della Mario Cardinali Editore), illustratore di libri (tutti i testi del prof. Borzacchini e molti altri volumi editi da Salani, Ponte alle Grazie, Akademos).
La sua produzione discografica conta circa venti CD, tra cui numerose prime assolute di lavori di Vivaldi (l’integrale delle Cantate in 6 CD, i Concerti di Parigi, etc.); nel 1997 e nel 2000 ha ricevuto negli Stati Uniti la nomination ai Grammy Awards, l’oscar della musica, per i dischi “Antonio Vivaldi, Concerti per molti istromenti” e “Arcangelo Corelli, Concerti Grossi op. VI”, da lui diretti. La sua attività concertistica è intensa e viene regolarmente invitato nei più prestigiosi festivals europei di musica antica.
Ai numerosi babbei che gli domandano come faccia a conciliare attività così varie e dissimili non risponde nemmeno ma spara un raudo serpentone ai loro piedi.
Ma ora veniamo al carattere, che gli esegeti della sua mirabolante attività ed i più accreditati biografi non esitano a definire “di merda”. Quando può, cerca d’arrotare i micini e se capita in casa di gente che possiede dei pappagallini, li spaventa scuotendo fortemente la gabbia e urlando, conscio del fatto che non possono difendersi; viceversa, rispetta molto tutti gli altri animali potenzialmente offensivi e pericolosi come i gorilli e gli orsi; é anche molto vigliacco e si fa manesco cogl’inermi quanto servile co’ pettoruti: vèssa infatti i suoi allievi finché son piccini con viti d’orecchio e urli a bruciapelo ma, non appena questi si fan giovinotti e in grado di mazzuolarlo, diventa repente rispettoso e gentile con loro.
Ama molto la buona cucina ed egli stesso prende diletto nel confezionar manicaretti, convinto del fatto che durante la vita ci sia dato in sorte un numero limitato di pasti e che sia nostro compito cercare di averne di più buoni possibile. E’ pignolissimo e rompicoglioni, come si può evincere dal pedante uso dell’accento circonflesso per la doppia “i”e pieno di manîe come quella di spengere più volte la luce (abitudine, questa, che ha mutuato dal suo eroe Clem Momigliano, uno dei suoi celeberrimi personaggi disegnati sul Vernacoliere).
E’ nato a Livorno nel ’63, è magro e alto m. 1,90 e considera delle mezzeseghe tutti quelli che son più bassi di lui (Cardinali compreso, che però gli vuole tanto bene e lo fa sempre chinare per riceverne il bacino di rispetto). Collabora al Vernacoliere da quand’era ragazzino, e dalle vignette giovanili su Amelia e Corinna (nell’ “Angolo del Vernacoliere” di Mario Cardinali) è via via passato alla creazione di incredibili personaggi umoristici e satirici (per esempio il Mago Afono, Omar, Clem Momigliano, il Bibliotecario, le Madonne, il Paglianti, l’Omino della Merda) che lo hanno reso celebre fra i lettori, alcuni dei quali gli hanno anche intitolato dei fans club in varie parti d’Italia.
Oltre ai fumetti è anche autore di tavole satirico-politiche e di numerose rubriche redazionali di irresistibile comicità (e basti citare, fra quelle del passato e quelle ancora vive: Fiere e Sagre, il libro Cuore, le più belle cartoline del mondo, l’angolo della proesia e Padrepio).