O sono ladri, o sono complici di ladri. I politici italiani, dico. La maggior parte, almeno. Invischiati fino al collo nell’immenso pantano d’affari più che altro sporchi che è divenuta la politica nostrana.
Gli uni, i ladri, corrompendo e lasciandosi corrompere. Gli altri, i complici, vivendo nella stessa grande casa del sistema. Senza mai alzarsi a denunciare niente. Anzi spesso coprendo, minimizzando e proteggendo, nell’omertà di casta. Quella del comune interesse a mantenere i privilegi indenni, quella che ben s’evidenzia quando il Parlamento copre e protegge la sua gente anche accusata a motivatissima ragione. E se addirittura non la chiamano protezione delle garanzie costituzionali, lo dichiarano magari garantismo contro le persecuzioni giudiziarie. E chiamano giustizialisti quelli che affidan la parola ai tribunali.
Complicità di sistema, la si potrebbe definire. Concorso esterno in associazione politico-affaristica, verrebbe voglia di dire. Senza reati diretti, ma con vantaggi indiretti sì. Quelli assicurati dal sistema, dove te lasci arraffare l’illecito a tanti (lo sai e non ne fai battaglia politica e sociale), e i tanti lasciano intascare il lecito a te.
Li sentite anche alla televisione, nelle solite compagnie di giro. Brum brum brum l’uno addosso all’altro, ma mai uno che gridi il sistema è marcio, qui s’affoga ogni giorno di più nella corruzione, io lo so che il tal dei tali qui presente intrallazza e il tal dei talaltri ruba. E fanno le faccine furbe e ammiccatrici anche, a dar da capire che sì, son cose che si sanno tutti ma non si posson dire…
E le ghigne degl’inquisiti – e financo talvolta condannati – quando poi si ripresentano in talk -show a dispensar pareri, come probi signori degni di parola. Che non è impudenza, è disprezzo irridente degli altri. Dei cittadini che tanto si sa, gli bastan due discorsi e prima o poi ritornano a votare, individui e gruppi che alla fin fine sperano di rimediarci qualcosa anche loro nel gran banchetto dei papponi istituzionali.
O non viene infine il multiforme popolo italiano da una civiltà di raccomandazioni, da storie vecchie e nuove di gente con la mano stesa? Morti di fame, lazzaroni, briganti, banditi… li hanno chiamati in tutti i modi. Perfino sovversivi, quando la mano stesa s’è data una motivazione sua.
E quand’è infine arrivata la democrazia, han detto loro chiamatevi elettori e fermi tutti lì. Ché il voto esprime la vostra libertà se la lasciate manovrare a noi.
E quando vi chiamiamo a stormo, quando dai comizi vi raccontiamo di mari e monti, quando vi promettiamo di portarci anche un po’ di voi ad esser come noi, non arricciolate il naso se vi ricapitiamo davanti anche da pregiudicati. Il sistema è questo, viva il sistema.
Mario Cardinali
(dal Vernacoliere giugno 2014)