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L'editoriale - Senza peli sulla lingua

UNA CICCIA
DI CATTIVO GUSTO

Storia d’una locandina

di Mario Cardinali

Il cattivo gusto, ecco qual è stato il peccato più grosso della nostra locandina di novembre, a sdegnato giudizio d’un bel po’ di quelli che l’han vista nelle edicole o su Facebook. Ed altri si sono anche lamentati che non facesse ridere, quella locandina, come loro si aspettano dalla satira, nella scuola scacciapensieri di tanta tivvù berlusconiana.

  Insomma in tanti si son trovati d’improvviso a dover pensare, davanti a quel titolo sulla “ciccia palestinese a pòo”, a qualcosa che di buon gusto certo non era e non poteva essere, né poteva muovere allegria. Qualcosa come la sgradevole possibilità, seppure satiricamente immaginata, di trovarci anche pezzi di ciccia umana fra i resti d’animali sfracellati dalle bombe israeliane a Gaza.

  Da disgustarsi solo a pensarci, in effetti, come qualcuno ha detto infatti d’essersi disgustato. Non per la strage, tuttavia, che neanche quella è di buon gusto, ma per averne noi parlato a quel nostro modo disturbante. E se proprio se ne vuol parlare, ha chiarito qualcun altro, lo si faccia almeno con rispetto per la pubblica sensibilità. No con quel pugno nello stomaco a chi s’imbatte nella locandina del Vernacoliere, quasi un obbligo a pensare a cose talmente sgradevoli che è meglio invece lasciarle, nelle occasioni e nelle sedi opportune, a considerazioni fatte a regola civile, come a regola civile si devono attenere le guerre stesse, un po’ di stragi sì ma più di tanto no, ché la guerra sennò diviene criminale e addio diritto internazionale ad essere il solo legittimato a uccidere secondo civiltà.

  Una locandina, tuttavia, con una costruzione satirica ben chiara, a volerla capire. Ché io son partito, nel tracciarla, da quanto ormai sia divenuto “normale” lo stragismo bellico, già solo a guardare l’orrore soltanto momentaneo per il blitz terroristico di Hamas in Israele prima, e per la rappresaglia terroristica d’Israele a Gaza subito dopo (…)

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