di Mario Cardinali
E ora anche a Genova, il 23 maggio, con trecento poliziotti di Salvini a proteggere e garantire – manganellando i dissidenti – un manipolo fascista di CasaPound in un più che provocatorio raduno nella città dove già nel ’60, col governo Tambroni apertamente appoggiato dai fascisti, il Movimento Sociale di Almirante aveva invano tentato di tenere il proprio congresso nazionale accanto al sacrario dei caduti partigiani. E ben ricorda, chi l’ha vissuto, quel clima di estrema tensione con la feroce repressione poliziesca di varie manifestazioni antifasciste popolari e scioperi generali, con cinque morti a Reggio Emilia e altri dimostranti uccisi a Licata, Palermo, Catania e in altre città.
E poi la Genova anche del G8 del 2001, col massacro poliziesco delle “zecche comuniste” nella scuola Diaz e alla caserma Bolzaneto, col già missino Fini vicepresidente del Consiglio.
E rieccola oggi quella Genova, in una nuova tensione di piazza preceduta anche dagli scontri fra polizia e dimostranti il 19 e il 20 maggio a Firenze per un comizio di Salvini e a Bologna per un comizio del capo di Forza Nuova.
In un susseguirsi di segni d’una marcia verso un “nuovo” fascismo, non più quello in camicia nera ma un regime…
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