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LO STATO NEGATO

di Mario Cardinali

C’è un’immensa tragedia condensata nella storia di Ebrei e Palestinesi, due popoli alla ricerca d’una realtà identitaria, umana e politica, fin dai tempi della Bibbia. Una storia anche di tanta lotta armata, di resistenza fatta anche di terrorismo (non quello degli Stati, terroristi per antonomasia ma il cui terrore sparso a stragi di missili e di bombe vien chiamato guerra e rientra nella norma, salvo “eccessi ingiustificati”) in un continente culla di tanta umanità civile e religiosa, crogiolo di scienze e di superstizioni, un Medioriente ambito e conteso da conquistatori e colonizzatori d’ogni parte.

  E fa specie che si possa sentir dire – come si è sentito anche di recente in uno dei tanti talk show sulla tragedia di Gaza, per bocca d’un giornalista italiano credo di religione ebraica, da nessuno contraddetto – che in fin dei conti quello palestinese non è un popolo. Inascoltabile eresia storica a sottintendere che quindi gli si può – e magari gli si deve – negare il diritto a una terra, primo elemento d’un’identità nazionale.

  Ché sì, ci son tanti ebrei, stavolta, a negare uno Stato ai palestinesi, così come tanti di loro vorrebbero distruggere lo Stato d’Israele, sorto dopo la seconda guerra mondiale con la sottrazione di case e terreni ai legittimi proprietari arabi.

Gli ebrei, le vittime dell’immensa tragedia della Shoah, il popolo che tutti abbiamo sacralizzato dopo lo sterminio nei lager nazisti, il genocidio d’una “razza inferiore” rifornito di vittime per camere a gas e forni crematori anche dai fascisti italiani.

  Un popolo, quello ebreo, al cui solo pensiero con le atrocità inflitte a grandi e piccini, uomini e donne, ti veniva la pelle d’oca. Fino a ieri. Fino a quando, dopo il massacro del 7 ottobre 2023 col sangue dei coloni ebrei sulle mani rivendicato dai miliziani d’Hamas, Israele si è rivelata a sua volta terrorista feroce, assassina spietata, operatrice disumana d’un genocidio programmato, ben oltre ogni ipocrita sopportazione d’un mondo che a quel genocidio forniva e fornisce armi e ne trae quattrini.

  E sono, tanti ebrei, quelli che subito t’infamano con l’accusa d’antisemitismo al solo metterlo in discussione lo stragismo d’Israele, lo Stato non più santuario della Shoah ma feroce potenza teocratico-militare i cui ministri rabbini fanatici annunciano, una volta deportati anche gli ultimi palestinesi non ancora massacrati di bombe e di fame, l’avvento d’una nuova Gaza, l’eden per affari immobiliari miliardari, con Trump a goderne per primo a compenso della sua complicità, del suo incoraggiamento all’eliminazione d’un popolo ormai di poveracci.

  Ma, si parva licet componere magnis, ci sono anche ebrei diversi. Uno dei quali ci ha scritto (lo trovate a pagina  26 di questo Vernacoliere) per dirci il suo sgomento, e per chiamare fascisti i fascisti, anche quelli israeliani. E dunque qualcuno spera nelle prossime elezioni, per liberarsi della banda Netanyahu. Se gliele faranno fare le elezioni, agl’israeliani. Con l’aria che in tutto il mondo tira, non c’è solo la minaccia del gelo atmosferico. C’è anche il gelo della democrazia.

  Se poi democrazia ha mai voluto dire qualcosa oltre le convenienze del capitalismo, ormai senza più freni. Con l’America dell’affarismo trumpiano già pesantemente avviata sulla china dell’autocrazia senza freni anch’essa, stavolta in casa propria, dopo aver già promosso e favorito tanti colpi di Stato a giro per il mondo. E basti il ricordo del Cile.

Mario Cardinali

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