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Come insegnare agli studenti cos'era l'onestà

Gli ultimi onesti

di Mario Cardinali

Gli ultimi onesti, quando ce ne resterà qualcuno, saranno esposti da qualche parte. E gl’insegnanti ci porteranno le scolaresche.

– Vedete quelli? Non rubavano!

– Noo?! – si stupiranno i ragazzi.

– No! E non erano neanche corrotti!

– E come facevano?!

– Eh, s’arrangiavano! Vivacchiavano fra un lavoretto e l’altro, non cercavano raccomandazioni, non imbrogliavano, non campavano sulle spalle degli altri, non intrallazzavano, non davano e non prendevano mazzette, non andavano in cuffia al mondo per il loro tornaconto, non giuravano che Cristo è morto dal sonno, non si davano alla politica, non diventavano né preti né avvocati…

– Poveracci! – barbotteranno gli alunni, e qualcuno magari si ricorderà del bisnonno, come ne aveva sentito parlare in casa, che anche lui non cercava mai di fregare nessuno, aveva voglia la su’ moglie di dirgli tutti i santi giorni svegliati, fatti furbo anche te, mangiare insegna bere, piantala di voler sempre dire quel che pensi…

E ritornati a scuola, l’insegnante completerà la lezione facendo aprire il libro di storia al capitolo primo:

«Ci fu un tempo in cui poteva capitare che, additando un passante, un uomo dicesse a un altro “Lo vedi quello? Ha fatto i quattrini!” e l’altro rispondesse “Sì, ma è un ladro!”. Venne poi il tempo in cui uno diceva “Lo vedi quello? È un ladro!”. “Sì, ma ha fatto i quattrini!” rispondeva l’altro».

– E te, – chiederà il prof al primo della classe, cosa mi dici di uno che oggi non ruba e non ha fatto i quattrini?

– Dé, che è un fallito!

E un bell’otto non glielo leverà nessuno, al primo della classe, che avrà ben studiato com’è cambiato il mondo.

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