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Dai Vangeli apocrifi

La parabola

V’era a quei tempi in un villaggio della Galilea un poveruomo che nel dì di festa dal duro lavoro di raccoglitor di zotte portava la famigliola – sposa e cinque figli – a trarre svago nell’osservare il traffico sul sentiero principale.
  E nel veder passare asini, pecore, dromedari, carri e carretti, il poveruomo educava intanto i figli al rispetto del codice stradale, in attesa di possedere un giorno anch’essi un mezzo di trasporto, come ben se ne ammiravano presso la locale Concessionaria Quadrupedi & Veicoli A Trazione Animale Ma Anche A Spinta chi ce la faceva.
  Or avvenne che un giorno – essendo gli altri quattro figli più grandicelli rimasti a casa a far gara con turbe di coetanei nell’adolescenziale gioco “Unasegatelatiroio e unamelatirite” – il figlio più piccolo additò al padre due cani che attraversavano il sentiero, uno dei due stando sul groppone all’altro.
  E non comprendendone il motivo, il bambinetto ne chiese spiegazione al padre. Al che il dabbenuomo, volendo preservare l’innocenza dell’inconscio pargolo, gli disse che il cane sotto stava aiutando l’altro a traversar la strada.
  «Ma senti!» proruppe il piccolo sorpreso. «Lui l’aiuta, e quell’altro glielo butta in culo!»
  Morale: la riconoscenza non è di questo mondo, neppure fra le bestie.
Di Mario Cardinali

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