Viveva a quei tempi in Samaria un poveruomo che, perso il lavoro di schiacciatore di noccioli a mano in un frantoio con la macina guasta, passava il tempo a cercar di rimediare un pur misero pasto ai familiari, moglie e cinque figli in ancor giovane età.
Or avvenne che una sera, dopo una giornata trascorsa a cavar ragnoli dai buchi, il poveruomo si palesò alla famigliola con un abetello in mano.
«Uh,è già Natale?» gli chiese la moglie, che seppur ebrea non lesinava le battute spiritose, nel mentre agitava la padella in attesa dei ragnoli, da farci un bel frittino misto. E mentre i tre bimbi più piccini al pensiero del Natale ancora ad essi sconosciuto battevano però già festosi le manine, e i due figli più grandicelli tiravano intanto fuori le palle da attaccare, al poveruomo toccò però dir loro che di regali da metter sotto l’abetello non ce n’era.
E cominciando i piccoli a frignare, e i più grandicelli a rimettersi delusi le palle nelle brache, il poveruomo uscì di nuovo nella notte a veder di raccattare qualche bussolo vuoto da impacchettare in guisa di regalo. E frugando nei cassonetti della spazzatura, che a quei tempi erano in verità dei cestoni che poi la mattina passava il dromedario dell’Azienda Samaritana Rifiuti a portar via il tutto perché tanto la raccolta differenziata non usava ancora, il poveruomo rinvenne d’un tratto un bambinello abbandonato, piangente fra sacchi e sacchetti e menomale ‘un c’era le siringhe come usa ora.
E portato a casa il tenero infante, frattanto calmato con un dito in bocca, la moglie pose anche quella creaturina all’affollato desco, porgendogli premurosa qualche ragnolo fritto, scelto fra i più teneri e gustosi.
Morale: Come dice il Papa, dove si mangia in sette si può mangiare anche in otto.
Di Mario Cardinali