di Mario Cardinali
Ci girano intorno, come le mosche sulla merda. Un tempo orribile a dirsi, ora ne pronunciano il nome sempre più spesso, quasi a non temerne più neppure il suono. La terza guerra mondiale, l’ultima di certo, l’Armagheddon finale in un cielo di funghi atomici a oscurare il globo.
Ha cominciato il Papa a evocarla, la guerra totale intanto già in atto a pezzettini, lui almeno per fare gli scongiuri, e a pronta ruota gli altri, i comunicatori in prima fila, giornalisti specialmente e altri addetti a propalare come naturali gl’interessi delle fabbriche d’armi in orgasmo di profitti, produzione a mille, ordinativi a duemila e quotazioni di borsa ogni giorno sempre più alle stelle, con gli azionisti a stappar sciampagne e muoia Sansone con tutti i Filistei.
E a seguire tutto l’altro gran circo del capitale globale, il capitalismo totale di produzione e di finanza. Ci va a nozze, quello, con la guerra, specialmente in tempi di crisi, con le distruzioni a portare nuove ricostruzioni e il profitto a sempre più radicarsi sulla resa dello sfruttamento anche mortale del lavoro e sulla speculazione senza freni. Col popolaccio vile a contentarsi, nella maceria generale, di sempre meno pane.
E dai allora a girarci sempre più stretti, intorno all’Apocalisse. Ché se è quello che il gran Moloc del capitalismo vuole, bene che intanto la gente ci faccia la bocca, al giro finale.
C’è infine la speranza, per chi nell’attesa si rintontisce di grandi fratelli e budiulissime sorelle, di scamparla in qualche modo. Se non su questo mondo, in un altro empireo di sogni e di chimere.
Con i suoi propagandisti, anche quello, a farti credere che se non hai mangiato abbastanza di qua, di là troverai infine la beatitudine della pancia piena.
E lascia pure che i ricchi, scettici per vocazione naturale, snobbino l’aldilà, e nell’aldiquà continuino a berselo tutto loro, lo sciampagne dell’Armagheddon finale.
E i poveri Ma poi via, cosa vuoi che gli faccia, l’idea d’un Armagheddon, a chi non riesce neppure a mettere insieme il pane con la mortadella? E mica si tratta soltanto dei circa sei milioni di nuovi poveri d’oggi, quelli che un tempo si chiamavano morti di fame, o allezziti in più (…)
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