di Mario Cardinali
Diceva un pariolino (abitante dei Parioli, elegante ricco quartiere di Roma) in un recente flash sulla 7: “Ho votato PD perché io sto bene così, non voglio cambiamenti”.
Ecco. Più dei fiumi d’analisi politiche e sociologiche che hanno inondato radio e televisioni a commentare la clamorosa affermazione elettorale dei 5Stelle e della Lega con la disfatta della sinistra e del renziano Partito democratico in particolare, ben vale quel commento pariolino a sintesi estrema di cosa oggi è divenuto il PD: un partito conveniente ai benestanti. Un partito che oltre a essersi fatto centro d’affari e di potere variamente diffusi nei ranghi di comando e nella società, non a caso ha raccolto la maggior parte dei suoi voti – pur nel disastroso crollo delle urne – nello zoccolo sociale d’una classe d’élite e di radicata casta.
Classe e casta radicate anche nell’arroganza del potere, senza più nemmeno il pudore di continuare a qualificarsi “di sinistra” e di riprendere al momentaneo scopo elettorale anche l’appellativo “popolare”.
Il popolo, già. Certo, non più quello della gleba d’ottocento e poi delle masse irreggimentate dal fascismo e via via il popolo delle lotte e dei lutti nelle piazze e nelle campagne del proletariato a dare senso alla Liberazione. E nemmeno il popolo…
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