di Mario Cardinali
Quando si dice l’urgenza di mantenersi al passo. Il ducetto di Rignano si era appena dimesso, rintontito ancora dalla gran botta della sua riforma costituzionale bocciata a gran voto popolare, e già un esercito di ruffiani era in subitanea ricerca di nuovi culi da leccare. Uomini e donne fino a ieri laudatores sperticati del Capo fino al ridicolo più grottesco, eccoli oggi a misurare critiche distanze e profferire distinguo puntuali, a caccia di nuove garanzie di posti e di carriere nei partiti, nei giornali, in televisione e ovunque ci sia da assicurarsi la mercede al servizio dei garanti.
E quando poi il ducetto s’è ripreso, forte ancora d’energetica boria e di vitale arroganza nel riproporre un governo cosiddetto nuovo con gli stessi fedelissimi di prima – e come lui rinnegati da tanto vincente No referendario – ed ha fatto balenare rivincite e vendette, ecco gran parte di quell’esercito inquieto risalire i colli della troppo frettolosa fuga e riporgere lingua e incensi al padrone ancora in vigorosa sella….
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