di Mario Cardinali
Che lo abbiano subito santificato i suoi non fa certo meraviglia. I suoi, dalle elette schiere dei suoi più o meno comprati parlamentari, alle sue puttane – escort fa più fine, o magari olgettine – pagatissime al servizio sessuale suo e dei suoi convitati a festini ed orge, fino al suo popolo multiforme, dai beceranti tifosi di pallone ai teledipendenti appassionati in specie di Mariafilippi, d’isole dei famosi e di tanta simile tivvù berlusconiana, puppe e culi all’aria e tanta pòtta a far eccitare moltitudini di segaioli e tante storie strappalacrime a resuscitare ataviche emozioni in casalinghe a schiere.
Tutta sua gente, infine, che ha ben accolto in sentita partecipazione il lutto nazionale imposto urbi et orbi dal solidale governo della sua Destra, quand’anche più d’anima fascista che d’ispirazione liberale.
No, non ci meraviglia la santificazione pronta e servita di Silvio Berlusconi, il già Cavaliere e Caimano, imprenditore d’oscure origini e frequentazioni e di patenti gesta politiche, dallo sdoganamento dei fascisti alla tentata riforma costituzionale in chiave autoritaria, a far da antesignano al Renzi suo duttile imitante. E nel dì del funerale di Stato siamo stati del resto chiamati, seppure contestando, a soffocar l’indignazione per cotanto lutto nazionale in nome della pietà per il trapassato.
Ché poi era, a ben vedere, lo Stato che celebrava se stesso, un Duomo addobbato a grandiosa cerimonia di potere stracolmo di potere e di poteri (…)
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