di Mario Cardinali
Allora, c’è a giro un’aria tale d’insofferenza per i poveri… Sì, i poveri, quei circa sei milioni d’indigenti – si dice così, fa più bon ton – che non sanno come mettere insieme il pranzo con la cena, ammesso che possano cenare. Poveri insomma d’una povertà assoluta, che solo a pensarci ti vengono le bolle per l’insofferenza a pelle, un fastidio profondo a dover sentir parlare di loro, quando se ne parla.
Un clima d’odio addirittura, dice qualcuno, qualcosa quasi di classista. Come se oggi, al tempo dei Migliori tanto osannati, debbano per contrasto starci forte forte sui coglioni i Peggiori, a dar significato alla società del neoliberismo trionfante.
Questione da tenere però sottobanco, a non rompere l’ordinata scaletta di ciò di cui si deve dar notizia, in televisione soprattutto. Dove di certa povera gente, se non sono vittime d’alluvioni o terremoti, non si parla quasi mai (…)
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