di Mario Cardinali
Non vorrei fare la figura del laudator temporis acti, di colui cioè che loda il tempo andato, della serie insomma “bè’ mi’ tempi”. Anche perché, e lo dico da tant’anni, pur di ritornare giovane io gli anellini me li metterei anche al buco del culo, oltre che infilati al naso.
Questa storia però dei maturandi di liceo sbandierati sui giornali, in televisione e su internet – come ce li siamo ritrovati sbattuti davanti anche quest’anno, ed ogni anno in dosi sempre più massicce – mi lascia ogni volta sconcertato.
Va bene che viviamo ormai in una società di comunicazione tale che basta uno faccia una scurreggina per ritrovarsi sui media e sui social come autore d’un’impresa da far sapere a tutto il mondo, e va bene che pur di vendere giornali e raccogliere pubblicità con gli ascolti e con i click, gli editori sguinzagliano sempre più folte canee di cronistucoli a chieder perfino “ lei signora come si sente?” a una mamma col figlio spiaccicato nella macchina a pezzi, ma sentirmi raccontare gli esami di maturità come un’epopea , con i maturandi a mo’ di personaggi d’un serial eroico, ebbene sì, continua a lasciarmi ancora a bocca aperta…
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