di Mario Cardinali
L’ANTEFATTO
Nell’annunciare lo sciopero generale del novembre scorso, il segretario generale della CGIL Maurizio Landini ha detto tra l’altro “Io credo che sia il momento di una vera e propria rivolta sociale, perché avanti così non ci si può più andare”, e davanti alle immediate accuse governative di voler aizzare la gente alla violenza di piazza ha precisato in varie interviste che per lui “rivolta sociale” vuol dire non girarsi dall’altra parte davanti alle diseguaglianze e alle ingiustizie, e mettersi insieme per cambiare le cose in modo democratico, senza violenza.
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Dé, Landini ‘un aveva ancora finito di dire “rivorta sociale”, e già per la strada c’era pieno di gente a urlà “sì sì, rivorta, rivorta, è l’ora di rompe’ le ‘atene!”
Dé, lo vòi vedé Landini?! Via a razzo per la strada anche lui, a cercà di fermalli!
“Ma che catene e catene! “ cercava di spieganni, “Rivorta sociale vor dire che ‘un vi dovete girà dall’artra parte!
– Perché?
– Perché se ti giri ‘un pòi vedé chi è che te lo butta ner didietro!
– E chi sarebbe?
– Dé, pol’esse’ chiunque! Preti, sore… oddìo, le sore magari no, seddercaso i frati… eppoi le banche, l’assiurazzioni, i farmacisti, quelli de’ telefonini, li strozzini, i rincaratori de’ prezzi, i ministri, i generali, l’industriali, quelli delle Borze…
– Della spesa?
– No, loro ‘un la fanno, ni portan tutto a casa!
La gente però ‘un si carmava, seguitava a urlà “rivorta rivorta!”, c’era quarcuno era già sotto ‘r Municipio…
– Sindao, sindao! – si son messi a chiamà.
Lui s’è affacciato…
– Sì? – n’ha fatto gentile.
– Puppa!
Dé, son arrivate le guardie (…)
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