Flavio Melis

    Nasce a Torino nel 1969, dopo il Liceo Artistico, come spesso accade intraprende altro percorso, che lo porta ad esercitare l’attività professione presso le Istituzioni Pubbliche, ma senza prendersi troppo sul serio.

    Benché l’impegno istituzionale lo assorba pienamente, la passione artistica non si spegne mai, consentendogli di pubblicare sporadicamente propri lavori su riviste di nicchia nella prima metà degli anni ’90, partecipare a concorsi (come erano denominati all’epoca) Artistico-letterari vincendo il Premio Internazionale Città di Cava 1995 nella sezione grafica per un lavoro su tema dantesco. Tuttavia, non potendo all’epoca proseguire in maniera continuativa l’arte grafica (anche per una certa dose di pigrizia), optava per esercitarla per puro divertissement concentrandosi su produzioni artistiche dal ritratto alla caricatura per pochi e selezionati conoscenti.

    In periodo adolescenziale, subisce l’influenza della vignetta satirica degli anni ’80 con l’indiscussa egemonia di Forattini. Visione che si porta dentro ancora oggi. Da sempre affascinato dalle rappresentazioni grafiche e satiriche esprimibili nei confronti della classe politica al potere, da sempre ritiene la stessa la vera espressione delle peggiori miserie umane e insulso teatrino autoreferenziale.

    Dal 2019, decide di uscire allo scoperto, per seguire la propria passione per la grafica satirica, e tracciare un proprio percorso stilistico e narrativo, senza altri fini se non il proprio appagamento estetico e un pizzico di vanità.

    Si trova a pubblicare alcuni lavori su “Il Manifesto” nell’ambito del concorso per il reclutamento del nuovo vignettista.

    Variegati interessi attanagliano la sua vita, oltre alla famiglia, si va dalle fredde consulenze in materia amministrativo-giuridica ma solo per quesiti insoliti o mai trattati (perché detesta la routine e si annoia facilmente) alle sane e rilassanti letture (mai romanzi, solo saggistica) fino alla amatissima musica classica soprattutto il melodramma verdiano e la totale produzione mozartiana.

    Per fortuna, una tale pizza d’uomo pervaso da ossessioni e compulsioni varie, si scioglie e si rilassa veramente solo quando disegna per il Vernacoliere, l’ultima vera isola della satira libera.