di Mario Cardinali
Di una cosa si può star certi, in Italia: di qualunque cosa si discuta, su qualunque argomento ci si accapigli, che si tratti di vaccini o di ponti sullo stretto, di strade o di ferrovie o d’aerei o di case o di stadi o d’ospedali o di qualsiasi altro gran progetto di gran mole, in fondo a tutto l’amor che move il sole e l’altre stelle c’è qui l’argent, il sempiterno dio quattrino d’ogni religione di messianiche speranze e di concrete attese.
E mica spiccioli. Milioni, miliardi addirittura. Come ora ce ne stanno arrivando a nuovi mucchi anche dai forzieri europei.
E quando dietro c’è così tanta ciccia, davanti ci sono i soliti solerti promotori d’istituzionali grandi spartizioni. Dai lobbisti ai giornalisti, dai politici di basso mestiere ai politiconi d’onorevole nomea, dalle logge ai partiti, dalle curie alle cosche, rieccoli tutti pronti a magnificare le nuove grandi imprese, i nuovi imprescindibili interessi d’economia e di società. Sempre e comunque, ovviamente, per i vantaggi del popolo italiano, degl’italiani anzi tout court, non sia mai che col popolo riaggalli anche il populismo (…)
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