A ME ME LO PUPPI!
Nato come elaborazione del più semplice “puppa!” (l’irridente battuta che conclude domandine a tranello rivolte perlopiù ai pisani, del tipo: “Obluraski?”. “Eh?!”. “Puppa!”), il detto “a me me lo puppi!” è una tipica frase a invito del vernacolo livornese, un modo di dire in uso esclamativo che in risposta a qualcuno o a commento di qualche situazione testimonia o uno stato di acuta insofferenza (come può esser quella da palle piene, per esempio nell’ “a me me lo puppi!” con cui l’automobilista commenta l’ennesima contravvenzione per divieto di sosta, idealmente rivolto al vigile ed ancor più alla vigilessa responsabile del fatidico foglietto sul parabrezza) oppure una volontà d’intrattabile diniego (“a me me lo puppi!” esclama l’alunno al professore che lo implora d’impararsi a memoria magari un solo verso del Poeta) o financo un intento di derisione (tipico dell’ “a me me lo puppa!” rivolto dal genero alla suocera – dandole convenientemente del lei – che gli chiede d’esser portata anch’essa nella domenicale gita familiare). E’ poi da segnalare appena, data l’ovvietà, che nell’invito al puppamento il dativo singolare “a me me…”, caratteristicamente rafforzato com’è d’uso nel linguaggio livornese, può tranquillamente mutare nel plurale “a noi ce…”. Mario Cardinali