di Mario Cardinali
L’antefatto
Scomparso Papa Francesco, quel Bergoglio argentino che pareva aver suscitato tante speranze di cambiamenti nella pratica religiosa vaticana, gli è succeduto sul soglio di Pietro lo statunitense Prevost, che col nome di Leone XIV si trova ora di fronte allo scontro – forse finale, visto il quadro mondiale d’una destra ovunque dilagante – fra le due anime del cattolicesimo: l’anima tradizionalista, ostica a una Chiesa di misericordia anche sociale come auspicata da Bergoglio, e l’anima innovatrice, che Bergoglio pareva preferire.
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Come dice il nome, mettìnculi sono quelli che ce lo mettono e pigliànculi quelli che ce lo prendono, a indicare in classica iconografia labronica due parti opposte, singole o plurali, in genere una dominante e l’altra soccombente, in specie se il riferimento è, in campo sociale, al ceto padronale da una parte e a quello proletario dall’altra, mentre in campo sessuale prendìnculi sono i gay, salvo inversione di ruoli un po’ per uno e allora è tutta una rinculatio – come disse Cesare a Bruto fili mi, tu quoque me lo schiaffi nel groppone con la pugnalata vera, ma con quella metaforica me l’hai messo proprio in culo.
Altri tempi, quelli, con la sodomia d’uso pressoché normale nei ceti abbienti, specialmente con i bei giovinetti in guisa di femmine nella sessualità tanto cara anche alla Grecia classica. Mentre oggi, con lo scandalo soprattutto dei bimbetti “abusati” dai preti – scandalo peraltro nascosto e tacitato seppur dilagante anche fuor dai luoghi d’istruzione religiosa, – la stessa Chiesa tradizionalmente silenziosa s’è talvolta aperta alle critiche non solo per gli abusi sui minori ma anche per la “piglianculite” in generale, stringatamente definita “frociaggine” da Papa Francesco quand’era ancora in vita, a sembrare lì per lì diverso dal Francesco che cominciava invece a aprire agli ”altri” e a quanti pur cattolici rivendicano una libertà di mente e di costumi tanto invisa alla Chiesa tradizionalista, ferocemente contraria alle innovazioni come le andava via via annunciando il Bergoglio del “chi sono io per giudicare gli altri?”, tipo il riconoscimento delle coppie gay e dei divorziati, il diritto delle religiose a non esser soltanto succubi ancelle delle gerarchie maschili ed altri riconoscimenti d’una società in profondo cambiamento anche religioso.
Ed è quella Chiesa d’immutabile tradizione dottrinaria profondamente incistata nelle gerarchie vaticane che oggi, a Francesco sepolto, pare quasi voler preparare uno scisma a riaffermazione di sé e a negazione degli altri, a riproporsi come autorità religiosa indiscutibile in un generale quadro di autoritarismi civili e militari ovunque dilaganti. Uno scisma a riportare a galla anche qui l’eterno conflitto fra mettìnculi e pigliànculi (…)
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