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QUANDO C’ERA SHARON

di Mario Cardinali

Mi scrive un lettore affezionato:

  Caro Cardinali, sono Renzo Castelli, un giornalista ormai di 87 anni. Forse ti ricorderai di me per quel dibattito che una ventina d’anni fa facemmo in un cinema pisano presente con noi Dario Vergassola.

  I fatti per i quali ti scrivo sono questi. Avevo conservato nella mia biblioteca il numero di marzo del 2002 del “Vernacoliere” perché parlava (benino) del mio libro “Livorno visto da un pisano”.

  Sfogliando il resto delle pagine per pura curiosità ho fatto una scoperta che considero clamorosa. A pag. 8 – nel 2002 ! – sotto il titolo “Sharon”,  c’era già descritto nei minimi dettagli cosa sarebbe potuto accadere in Palestina. E’ un articolo lucido e illuminante: rileggilo. Una previsione che oggi potremmo condividere parola per parola. Ti prego di nuovo di andarlo a rileggere anche se probabilmente quel pezzo lo scrivesti tu (la pagina, che trattava anche altri temi, era siglata emmecì). Vorrei che nel primo numero possibile del tuo giornale avessi un colpo di vanità riprendendo pari pari quel pezzo per dire, una volta tanto non scazzando, “io l’avevo detto”.                                                                                                                                  

Sì, caro Renzo, l’avevo scritto io quel pezzo sul Vernacoliere del marzo 2002, nella rubrica “Alla volé”. E più che previsioni, le mie erano considerazioni su quanto era già avvenuto e ancora stava avvenendo in Israele/Palestina. Rileggiamolo insieme.

I terroristi palestinesi si sa chi sono: assassini per disperazione di vita e fanatismo religioso. Ma l’esercito d’Israele cos’è, nelle mani di Sharon? Non esercita anch’esso un bel po’ di terrorismo, non solo con i suoi assassinii mirati di capi nemici ma anche e soprattutto con rappresaglie infami su un popolo di pelle e di religione differenti, civili inermi anch’essi e ristretti in territori che sono immensi campi di concentramento?

  Tanto infami, quelle rappresaglie, che ad ogni vittima del terrorismo palestinese (compresi i soldati uccisi in scontri armati) l’esercito di Sharon si sfoga su città e villaggi, e non solo bombarda e spara e rastrella e uccide, ma distrugge anche coi bulldozer le case e i campi d’un popolo sempre più privato d’ogni più elementare diritto alla sopravvivenza, schiavizzato nel lavoro e umiliato a mano armata in ogni pretesa di umana dignità.

  E tuttavia Israele è un paese anche di civilissimo coraggio e di tanti ricordi di persecuzioni patite in una lunga storia. E tale e tanto dev’essere il disagio civile ed anche religioso per quanto oggi accade, che non solo tanti semplici cittadini ma addirittura centinaia di soldati hanno infine detto basta, non ci stiamo più a esercitare prepotenze e rappresaglie sugli inermi; e centinaia di ex generali e altri uomini potenti stanno premendo sul governo perché s’interrompa la politica della sopraffazione violenta, prima responsabile d’una spirale d’odio che produrrà altrimenti sempre nuove vittime e vendette.

  A danno di tutti. E tutti, in questo, dovremmo sentirci un po’ israeliani e un po’ palestinesi.

E sì, a rileggerlo oggi, quel pezzo del 2002, vi si ritrovano tante tragedie d’ora. Ma tante cose son cambiate da quel tempo: a capo del Governo israeliano non c’è più il generale Ariel Sharon che le mani in pasta in qualche strage di palestinesi ce l’aveva messe anche lui, per esempio col massacro di Sabra e Shatila. Ma vuoi metterlo col freddo sterminatore del popolo di Gaza d’oggi, quel Benjamin Netanyahu accusato addirittura di genocidio dalla Corte del’Aja, che giganteggia in ferocia stragista  a capo d’un governo di estrema destra con i fanatici rabbini a predicare la sparizione d palestinesi dalla terra?

  E soprattutto – fra quanto è cambiato dai primi anni 2000 – non c’era stato il massacro del 7 ottobre 2023, (…)

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