di Mario Cardinali
La democrazia l’abbiamo scritta sulla Carta, non sui muri di galere e di caserme. Come a S. Maria Capua Vetere nel 2020 – e se ne discute oggi! – o nella Genova del G8 nel 2001, per citare due fra i casi più esemplari.
Roba da “notte della democrazia” allora, roba da “macelleria messicana” oggi. Roba, sempre e comunque, da squadrismo fascista.
La violenza anche più bestiale come metodo di repressione e punizione, e d’ammonimento a non rialzare più la testa.
Come poi è tipico d’ogni regime antidemocratico, e non solo “fascista”. Ma in Italia la storia ci ha dato il fascismo, nella pratica e nella mentalità. Nel ventennio con le spedizioni punitive delle camicie nere, manganellate/assalti/incendi e omicidi contro i dissidenti, oggi con l’odio per l’anarchico e per il comunista (“zecche comuniste!”, “anarchici di merda!”) gridato con le manganellate nelle caserme e nelle galere dei torturatori insieme ai canti del ventennio, ai saluti romani, ai “viva il duce!” e agli “heil Hitler!”. Col tradizionale “puttana!” urlato alle donne, fatte inginocchiare col manganello brandito sui culi a simulacro di maschia dominazione (…)
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