di Mario Cardinali
Ogni volta che mi scriveva i suoi sfoghi, quel Giulio anarchico da Firenze, concludeva inappellabile con “tremenda arriverà la rivoluzione”.
E chissà che non arrivi infine, quella mitica catartica rivoluzione, in questi tempi d’una pandemia che, arricchendo ancor di più i tanti già straricchi, ha moltiplicato a milioni i poveri assoluti – quelli che se non vanno alla Caritas non mettono nulla sotto i denti – e i poveri relativi, che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena.
E sarà una rivoluzione da poveracci, allora, schiere d’allezziti a fare barricate di miseria accatastando in strada bollette da pagare, cartelle della tasse, conti delle botteghe, lettere di licenziamento, avvisi di sfratto e tant’altri materiali di quell’unica abbondanza che i disgraziati possono vantare…
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