di Mario Cardinali
Io mi ricordo per esempio anche il nostro, di terrore, quello dei livornesi sfollati nelle campagne pisane, in fuga dai bombardamenti a tappeto americani del ’43.
Noi bimbettini no, beata incoscienza di chi trova il modo di giocare anche nella guerra. Ma gli urli d’òmini e di donne sotto il fitto cannoneggiamento delle truppe Usa in avanzata nel ’44 li rammento bene, in quel rifugio scavato a mano nella terra collinosa di Bùcini, un po’ fuori di Fauglia, un gruppetto di famiglie rimpiattate in capanne di frasche per non farsi beccare dai tedeschi. E le donne più di tutto urlavan di terrore, le mamme coi bimbi abbracciati a mucchio, mentre il terriccio ci cadeva addosso col rintronare degli scoppi.
E poi ricordo il mi’ babbo buttato di picchio a coprire me e la mi’ sorellina, scaraventati nel fosso d’un campo dove in quell’estate…
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